Il bilancio idrologico
I bilanci idrologici relativi al bacino del fiume Tevere sono redatti dal Centro Funzionale della Regione Lazio e sono disponibili presso la stessa struttura nei modi e nelle forme che la stessa ritiene idonei per la pubblicazione.
Di seguito si riportano alcuni dati sul bilancio idrologico nel bacino del fiume Tevere.
- Il bilanco idrologico nel bacino del Tevere - anno 2011
- Il bilanco idrologico nel bacino del Tevere - anno 2012
- I coefficienti di deflusso nel bacino del Tevere dal 1927 al 2012
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Il bilancio idrologico
(Tratto dal cap. 3 - modulo III della pubblicazione "Scienze della Terra" di G.C.Perosino - 2012
http://www.crestsnc.it/divulgazione/media/libro/indice.htm)
Gli ambienti acquatici sono dominati dall’acqua, o meglio dalla quantità d’acqua.
A parità di altri fattori ambientali è il volume d’acqua che condiziona l’ecologia di fiumi, torrenti, paludi, ecc... Uno stagno si distingue da un lago in base alla superficie ed alla profondità e quindi dalla massa del l’acqua. Anche il ricambio idrico è importante. Uno stagno lungo e stretto può avere lo stesso volume d’acqua di un tratto di fiume della stessa lunghezza e profondità; nel primo si ha un ricambio idrico molto limitato (acque stagnanti), nel secondo si ha un ricambio d’acqua la cui entità dipende dalla portata; di conseguenza gli organismi acquatici sono diversi nei due ambienti. Il volume d’acqua e il ricambio idrico di una zona umida dipendono dal contributo di acque provenienti dal bacino imbrifero e in misura limitata, dalle precipitazioni dirette sulla sua superficie.
Il bacino è un “sistema aperto” con acqua in entrata (precipitazioni e contributi sotterranei dai bacini adiacenti) ed acqua in uscita (evapotraspirazione, deflussi superficiali e perdite sotterranee).
Il confronto tra entrate e uscite costituisce il bilancio idrologico; di questo la voce deflussi superficiali è quella che permette di conoscere i volumi d’acqua ed il ricambio idrico della zona umida. Per la definizione del bilancio idrico di un bacino occorre un’analisi complessa, uno studio ecologico vero e proprio.
Le variabili che vanno considerate sono numerose e comprendono:
- clima - condiziona le modalità delle precipitazioni, quasi sempre la principale voce dell’acqua in entrata;
- morfometria - la forma e le dimensioni del bacino influiscono sul ruscellamento e sul tempo impiegato dall’acqua per giungere al reticolo idrografico; questo è più o meno complesso ed influisce sulle modalità dei deflussi;
- geologia - i bacini possono essere impermeabili, se costituiti da materiali non porosi o non fessurati per cui non vi sono scambi sotterranei con bacini adiacenti, o permeabili, se la circolazione delle acque sotterranee assume molta importanza rispetto a quella delle acque superficiali;
- suolo e vegetazione - i diversi tipi di suolo (profondità, porosità, permeabilità, ecc...) e di copertura vegetale (boschi, prati, coltivi, ecc...) agiscono sullo scorrimento superficiale;
- antropizzazione - opere di captazione e/o ritenzione idriche (prese di alimentazione di canali e dighe per fini idroelettrici, irrigui, potabili, industriali,...) influiscono sull’idrologia di interi bacini; a ciò si aggiunge la progressiva impermeabilizzazione (catrame e cemento) delle superfici per la costruzione di manufatti.